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    La Bibbia afferma che la salvezza è per tutti, incluso i pagani, e 
    per coloro che non conoscono Cristo e i Vangeli. 
     
    Il libro di Giona, è uno dei libri più brevi dell’Antico Testamento 
    dove l’autore ha saputo mettere in luce, con forza e grazia, l’amore di Dio 
    la cui misericordia per l’uomo si estende oltre i confini d’Israele anche ai 
    pagani, abbraccia tutte le creature, senza distinzione di razza. Nessuno in 
    Israele deve considerarsi esclusivo detentore della salvezza: Dio vuole la 
    salvezza di tutti i popoli, perché Dio non è il solo Dio dei giudei ma è 
    anche il Dio dei pagani, è il Dio di tutti. 
    Scrive il profeta Isaia: “Dio verrà a radunare tutte le genti e tutte le 
    lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria” (Is 66, 18). 
     
    Gesù nei Vangeli, nell’episodio della donna cananea, originaria di 
    Tiro e Sidone, città pagane, stigmatizza il superamento dell’esclusivismo 
    della salvezza riservata  
    ai soli giudei. 
    Esaltando la grande fede di quella madre dalle origini pagane, esaudisce la 
    sua richiesta guarendone all’istante la figlia ammalata (Mt 7,26). Lo stesso 
    dicasi per la guarigione del servo del centurione pagano di Cafarnao (Mt 
    8,10-13). Anche nell’episodio in cui Gesù chiede da bere a una donna 
    samaritana (di religione idolatra), suscitando lo stupore della stessa 
    donna, si denota il principio di universalità della salvezza e prefigura la 
    missione della Chiesa anche ai non-Ebrei. Infatti Gesù alle domande della 
    samaritana risponde con queste parole: “Voi Samaritani adorate Dio su 
    questo monte senza conoscerlo, noi in Giudea adoriamo quello che conosciamo, 
    perché Dio salva gli uomini cominciando dal nostro popolo. Ma credimi, 
    donna, è giunto il momento in cui né su questo monte né in Gerusalemme 
    adorerete il Padre. E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri 
    adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità” (Gv 4, 20-24). La 
    risposta di Gesù è chiara e inequivocabile. Il dono dello Spirito ha 
    carattere universale, permetterà di conoscere e adorare Dio come Padre. 
    Questo è il culto “in Verità” che caratterizzerà i tempi futuri che 
    stanno per cominciare. D’ ora in poi ogni altro culto, e in particolare 
    quello celebrato nel tempio di Gerusalemme, è sorpassato e finito.  
    Paolo, nella lettera ai Romani al capitolo 2, afferma: «Il giudizio 
    di Dio …è dato secondo ‘Verità’. Egli renderà a ciascuno ‘secondo 
    le sue opere’: la vita eterna a coloro che persevereranno nelle opere di 
    bene, tribolazioni e angosce su ogni uomo che opera il male, sia sui Giudei 
    come sui Greci (pagani). Dio, infatti, è imparziale, non fa preferenze di 
    persone. Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono 
    secondo la Legge, dimostrano che quanto essa esige è scritta nei loro cuori, 
    come risulta dalla testimonianza della loro ‘coscienza’. Così avverrà nel 
    giorno del giudizio in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo 
    di Gesù Cristo, secondo il mio Vangelo».  
     
    L’autore della prima lettera di Pietro conferma che Dio giudica tutti 
    senza fare preferenze e con lo stesso metro, secondo le proprie opere. (1 Pt 
    1,17) 
     
    Concludiamo citando alcune significative espressioni riportate dai 
    Vangeli: “Gesù, infatti, conosce tutti, perché sa benissimo che cosa c’è 
    nel cuore di ogni uomo” (Gv 2, 25) e “nel giorno del giudizio tutti gli 
    uomini dovranno rendere conto ciascuno secondo le sue azioni e in base alle 
    sue parole” (Mt 16, 27; Mt, 12, 36)  
     
    Dalle Sacre Scritture si evince che la via 
    della salvezza passa primariamente attraverso la pratica del bene e della 
    giustizia. Non sarà l’uomo a stabilire chi potrà conseguire la salvezza e 
    chi ne sarà escluso, ma solo Dio, perché Egli è l’unico a conoscere cosa c’è 
    veramente nel cuore degli uomini.     
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