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LA CRISI DEI VALORI RELIGIOSI NEL NOSTRO TEMPO - 4
 
 

L’APPARATO TECNICO-SCIENTIFICO OCCIDENTALE

 

L’apparato tecnico-scientifico occidentale, basato generalmente sul principio di una libertà senza norme, partendo dal presupposto che l’uomo dispone di una quantità illimitata di energie e di risorse da utilizzare in natura, tende allo sfruttamento sconsiderato delle risorse del creato. L’aspetto di conquista e di sfruttamento delle risorse è diventato predominante e invasivo, giungendo oggi a minacciare la stessa capacità ospitale dell’ambiente. Suscita, infatti, grande perplessità e profonda inquietudine la crescente capacità d’intervento trasformativo sulla natura e l’uso indiscriminato dei potenti mezzi offerti dalla civiltà tecnologica, solo in virtù di semplici considerazioni economiche o solo perché una data tecnologia è disponibile, eludendo la motivazione propria dell’indagine scientifica che dovrebbe essere volta primariamente al progresso e al bene dell’umanità nel rispetto della dignità dell’uomo e della salvaguardia della natura. La pretesa da parte della scienza di esercitare un dominio incondizionato sulle risorse del mondo sembra però aver raggiunto un punto critico nel delicato equilibrio tra uomo e natura. L’utilizzo delle risorse dell’universo, praticato dall’uomo nel libero uso del suo arbitrio, esige innanzitutto il rispetto religioso per l’integrità della creazione e non può essere disgiunto dal rispetto delle esigenze etico-morali. Le conseguenze dell’inosservanza delle leggi morali sono già sentite in qualche misura da tutta l’umanità che porta su di sé il peso di secoli di rivoluzione industriale, di progresso tecnologico e di consumismo sfrenato, con il rischio di avere arrecato un danno ambientale irreversibile.  
Con crescente preoccupazione assistiamo ad un incremento delle pressioni di tipo economico, politico e militare che condizionano la scienza e determinano la subordinazione della tecnologia alle logiche del mercato. In effetti, la scienza attraverso le sue conquiste tecnologiche ha sviluppato negli ultimi decenni un’aggressione sistematica della natura e delle sue risorse, trovando unica giustificazione in un criterio di efficienza e di profitto. Questo indirizzo spinge talvolta lo scienziato a fare ‘cose’ non perché siano necessarie o utili, ma solo perché tecnicamente possibili, in una corsa sfrenata fine a se stessa che può condurre solo a incontrollate ripercussioni. Prova ne sia l’estremo limite cui ha teso negli ultimi decenni la scienza, sviluppando ‘oggetti tecnologicamente aberranti’, come ad esempio le armi di distruzione di massa (armi chimiche e batteriologiche) che, anziché migliorare la qualità della vita, paradossalmente sono destinate a distruggere la vita, la natura e l’uomo stesso.  
         
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