Scienziati e tecnici, impegnati nella
medicina in settori di avanzata biotecnologia, non compiranno atti illeciti
se, rispettando l’ordine, l’armonia della natura e la biodiversità d’ogni
essere vivente, interverranno solo per “correggere” o “porre rimedio”
ad alcune anomalie del genoma umano con l’unico, inequivocabile e provato
fine di sconfiggere malattie e di migliorare la qualità della vita. Essi
innanzitutto saranno chiamati a lavorare con intelligenza, guidati da una
coscienza limpida e onesta, consapevoli di “trattare” materiale vivente che
appartiene al patrimonio comune dell’umanità, destinato a generazioni
future. Pur rimanendo fuori discussione la sperimentazione e l’uso delle
biotecnologie nella prevenzione, nella diagnostica e nella cura di terribili
malattie che affliggono tanti esseri umani, “dubbi e perplessità”
invece possono insorgere di fronte a necessità vitali, ritenute tali o
presunte, per “interventi genetici” messi in atto per il concepimento o
prima della nascita, laddove preferenze o capacità individuali,
condizionamenti esterni o scelte di mercato, potrebbero rimettere nelle mani
di ‘qualcuno’ il compito di definire gli obiettivi delle scelte e degli
interventi correttivi da intraprendere per giudicare una persona “degna di
vita”.
L’etica cristiana, partendo dal
presupposto che l’embrione rappresenta una vita umana fin dal momento del
concepimento, in linea di principio ritiene che non è lecito uccidere una
vita, anche se allo stato embrionale, per salvarne un’altra. È per questo
che condanna l’utilizzo sperimentale delle “cellule staminali” derivanti da
embrione umano per sperimentazione o per salvare la vita di un’altra
persona.
Il far dipendere dal condizionamento di valori nutriti da ‘terzi’ il
destino e la qualità della vita futura del nascituro, sulla base della
indicazione di un test genetico o della disponibilità tecnico-potenziale del
nostro patrimonio genetico, pone l’uomo di fronte a un'enorme
responsabilità. Rappresenta una “sfida ad alto rischio” che deve
costituire un serio motivo per indurre una profonda riflessione sul piano
etico, morale e scientifico, sia da parte di credenti sia di non credenti.
Significherebbe, in ogni caso, imbroccare la strada pericolosa della
strumentalizzazione della vita in laboratorio, strada da cui difficilmente
si potrebbe tornare indietro!
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