D E F I N I Z I O N I
ANIMA, SPIRITO, CORPO,CARNE
* * * * * * * * * * * * * * * * * *
SPIRITO = RUACH = PNEUMA
(N.T.) (V.T.) (Greci)
Lo
Spirito
s’identifica con la “forza vitale”, il “soffio” o “alito divino” donato
dalla grazia di Dio alla nascita. Permette all’uomo di essere annoverato nel
vasto gruppo degli esseri viventi (gli animali), rappresenta il trait d’union
tra Dio, l’anima e il creato. Sia nell’uomo sia negli animali corre lo
stesso spirito vitale, ed è per questo che tutte le creature viventi sono
sotto la protezione del Creatore.
Lo Spirito è l’elemento immateriale -trascendente- che conferisce
all’uomo la capacità di rapportarsi e di relazionarsi costantemente con Dio.
E’ immortale, non perisce al momento della separazione dal corpo al momento
della morte, di nuovo torna a Dio unendosi al corpo nella risurrezione. Non
s’identifica con l’anima dei greci.
Lo Spirito
rende l’uomo intelligente e capace di costruire in piena libertà la sua vita
e la sua persona di “essere spirituale”.
Lo Spirito
infuso all’uomo è privo di specificazione: ciò vuol dire che è donato da Dio
allo stato di purezza. Esso verrà plasmato gradualmente nel corso della sua
esistenza, sulla base delle sue esperienze e all’interno della sua libertà
personale.
L’uso del termine “Spirito”,
soprattutto nel Nuovo Testamento, non sempre risulta di facile
interpretazione perché, mentre in alcuni casi non sembra esservi dubbio
nell’indicare l’interiorità personale di ciascun uomo relazionata con lo
“Spirito divino”, “l’alito della vita”, quale sostanza partecipata da Dio
all’uomo, in altri casi la parola Spirito è fortemente “ideologizzata”.
Infatti, nei Vangeli lo Spirito è rapportato con Gesù Cristo poiché connesso
e collegato con la sua nascita; dal vangelo di Giovanni si può desumere che
lo Spirito sostituisce Gesù dopo la sua dipartita; lo Spirito rende nel
credente operante e attivo l’ascolto della Parola di Dio; lo Spirito guida
la Chiesa e tutta la comunità dei cristiani, rivelandosi attivo suggeritore
ed elemento che dà coesione e vita al corpo ecclesiale.
CUORE = ANIMA = NEPHESH = PSYCHE
(VANGELI) (N.T.) (V.T.) (Greci)
L’anima è “il principio spirituale”
che identifica l’aspetto vitale della persona, le sue funzioni del
vivere e del pensare nella sua complessa realtà relazionale e spirituale.
Rappresenta il frutto della sua esperienza spirituale e materiale
acquisita nel corso della vita terrena.
L’anima:
-
riflette
il
patrimonio culturale della persona: la propria identità di persona razionale
e libera, i propri pensieri, le
proprie emozioni, i sentimenti scaturenti della volontà responsabile, le
scelte di vita sul piano etico, morale e religioso;
-
esprime
l’io della persona, la sua personalità in tutta la sua ‘formazione
spirituale’, unitamente a quei principi esistenziali che la pongono in
relazione con Dio;
-
condiziona
l’unità e la totalità dell’uomo nella sua complessa realtà di aprirsi alla
vocazione a cui Dio lo chiama;
-
è
il punto focale
dove trova ‘memoria’ l’intero racconto degli atti spirituali del vivere e
del pensare scaturenti dalla propria esperienza terrena, attraverso i quali
l’uomo esplicita le sue scelte di vita di relazione che, alla fine, formano
la cosiddetta “auto-coscienza” della persona.
Vista attraverso questa angolatura, possiamo legittimamente affermare,
quindi, che la “parola anima” si riferisce non solo alla sfera
immateriale dell’uomo, ma anche a quell’aspetto materiale che affonda la
sua radice negli atti legati al vivere e al pensare ed esplicitati
attraverso l’esercizio del suo libero arbitrio. Pertanto l’anima, essendo
frutto di “relazioni spirituali acquisite”, non potrebbe sussistere
quando il corpo è distrutto, cioè dopo la morte.
Si può in ogni modo supporre
che l’anima sia in relazione intima con lo spirito, con il quale intrattiene
un legame inscindibile, formando un tutt’uno. Ma è alquanto difficile
discernere ciò che caratterizza peculiarmente l’anima, da ciò che la
distingue dallo spirito. Per questo si può ipotizzare un rapporto di
continua “osmosi” tra le “due componenti spirituali” che caratterizzano la
persona vivente.
Il
Catechismo della Chiesa Cattolica
unifica i due elementi coniando un nuovo termine:
“anima spirituale”.
CUORE
(N.T.)
Il Cuore
è
usato nella terminologia biblica in parallelismo e parziale identità con
“anima”. Indica la profondità dell’essere, il mondo interiore dell’uomo, le
sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, il centro delle sue
decisioni dove si decide o non si decide per Dio. Tutto quello che noi
definiamo, in altri termini, come ‘io profondo interiore’. Nel Linguaggio
dell’Antico Testamento il termine cuore simboleggia la capacità di giudizio
morale, intima e personale, che equivale alla coscienza. Nel Nuovo
Testamento, soprattutto con Paolo, (ove il termine ricorre 30 volte) indica
la semplice consapevolezza della natura dei propri pensieri e delle azioni.
La specifica terminologia frequentemente pronunciata dalle Scritture,
(specialmente nei Vangeli), “con tutto il cuore e con tutta l’anima”
indica lo stato di totale dedizione che deve coinvolgere l’io della persona
per rendere concretamente possibile l’obbedienza a Dio attraverso la
trasformazione del cuore, mosso da una dimensione soprannaturale, cioè dallo
“Spirito”.
BASCHAR = CORPO = CARNE
(V.T.) (VANGELI)
(N.T.)
Il Corpo
è
la componente materiale dell’uomo. Definisce la persona umana in tutta la
sua fisicità, in tutta la sua potenza generativa e in tutta la sua unità di
anima spirituale e corpo materiale.
La
Bibbia, a differenza della cultura greca che pone una netta divisione e
distinzione tra l’anima spirituale e il corpo materiale, considera l’uomo
come essere unitario, ove corpo materiale e componente spirituale coesistono
e sono inseparabili. Nel corpo si rende manifesto tutto l’essere dell’uomo,
il corpo è la sede in cui si decide la sua sorte (=la sua salvezza) nella
relazione con Dio. In Gesù inviato sulla terra, Dio stesso si è espresso
nella corporeità e nella totalità del suo essere, facendoci comprendere
quale deve essere l’agire dell’uomo nel contesto del bene e del male.
Anche se è difficile definire come e quale sarà il destino del nostro corpo,
dalle Scritture apprendiamo che è associato a un destino di gloria futura.
Grazie all’evento incarnazione, realizzato nella condizione corporea del
Figlio, si svela il piano salvifico di Dio e si decide per l’uomo la sua
salvezza o la sua perdizione. Il cristiano è colui che in comunione con
Cristo dispone in piena libertà della sua corporeità per manifestare con
segni e gesti concreti, lasciati alla libera creatività, la pienezza con
Cristo e in Cristo.
La Carne
indica la creatura umana, in “senso astratto”, che esplicita la sua
debolezza e la sua limitatezza, nella presunzione di auto realizzarsi
disancorato da Dio, contando unicamente sulle proprie forze e sulla propria
sapienza. “Vivere secondo la carne”, sopravvalutandosi perché accecati dal
proprio orgoglio, significa vivere lontani e in contrapposizione con Dio. La
carne è la sede della debolezza costitutiva dell’uomo ed espressione della
condizione esistenziale dell’uomo dominato dalla “tentazione” della potenza
delle forze del male di indurre l’uomo ad allontanarsi da Dio. Nella
terminologia biblica neotestamentaria l’uomo che “cammina secondo la
carne” è colui che ritiene di auto salvarsi osservando la “legge”; quando
gli scrittori neotestamentari parlano di “debolezza della carne”, vi
identificano indirettamente la peccaminosità dell’uomo che, in tutta la sua
caducità e fragilità, si contrappone al volere di Dio. Per questo, quando la
carne viene contrapposta allo Spirito non si tratta di distinguere il corpo
dall’anima spirituale, ma della differenza tra la natura della creatura
umana e quella di Dio creatore. La “consapevolezza di essere carne”
dovrebbe essere motivo sufficiente per indurre l’uomo ad affidarsi a Dio
creatore. Prendiamo esempio da Gesù che, nell’ultimo atto della sua
esperienza di inviato sulla terra, conclude la sua missione secondo il
volere e le intenzioni di Dio Padre. Se Gesù avesse ceduto alla “tentazione
della carne” nel momento cruciale della passione e non avesse pronunciato
l’espressione emblematica «ma tuttavia sia fatta la tua volontà»
tutto il progetto biblico della salvezza sarebbe rimasto incompiuto,
praticamente fallito. Proprio in questa frase Gesù si è giocato il destino
dell’umanità! Quando il termine “carne” è riferito a Gesù indica lo “Spirito
di Dio”. L’evangelista Giovanni afferma «la Parola di Dio (il
Verbo) si fece carne» vuol dire che Gesù è venuto nel mondo in tutta la
sua corporeità, in tutta la sua umanità e debolezza. Ma la carne di cui è
formato il suo corpo è identificato con lo Spirito di Dio, e per questo
mangiare la carne di Gesù vuol dire mangiare lo Spirito di Dio che dà la
vita eterna.
CHI E’ L’UOMO?
L’ESSERE VIVENTE
P R E M E S S A
L’UOMO
è
al centro del progetto della creazione del mondo da parte di Dio. «Dio
creò l’uomo a sua immagine» (Gen 1,27). L’uomo nella creazione occupa un
posto unico e privilegiato: egli è stato creato a immagine di Dio, la sua
identità unisce il mondo spirituale e il mondo materiale. Egli, quale essere
vivente, è un essere corporeo e spirituale che nell’insieme formano una
natura unica, unitaria e inscindibile. Lo Spirito e l’Anima costituiscono le
due componenti spirituali che caratterizzano la persona vivente; entrambe
non sono congiunte, ma dipendono l’uno dall’altra, né possono esistere l’uno
senza l’altra, perché solo dalla loro unione si forma la persona umana vista
come “essere vitale” capace di relazionarsi con Dio e con gli uomini.
L’interesse della Bibbia per l’uomo appare un dato scontato. E’ volto a
determinare la natura costitutiva dell’uomo. Gli scrittori biblici non si
sono premurati di affrontare la questione “quid est homo”, cioè la
sua origine sul piano scientifico. La loro preoccupazione si è rivolta nel
valutare la sua collocazione esistenziale davanti a Dio creatore, che lo ha
scelto come partner privilegiato per portare a compimento la creazione in un
progetto finalizzato a manifestare al mondo la gloria e l’amore di Dio.
L’uomo, rispetto a tutti gli altri esseri viventi creati da Dio, sta al
vertice dell’opera della Creazione, e detiene il primato su tutte le cose.
Per questo, donando il suo spirito, lo dota di “intelligenza” al fine di
renderlo libero e consapevole nelle sue scelte di vita, capace d’incontro
con la volontà del suo Creatore. Gli autori biblici vedono nell’uomo una
realtà complessa e unitaria, sfaccettata e pluridimensionale, composta da
anima e carne, da spirito e corpo, costituzionalmente relazionato a Dio e
rapportato agli altri uomini e al mondo. Le testimonianze sia nel Vecchio
che del Nuovo Testamento assegnano chiaramente all’uomo una costante
rappresentazione di ‘unità di forza vitale formata da corpo, anima e spirito
in un contesto unitario e integrato, psicologico e fisico globale’. Al
contrario dell’antropologia greca, secondo cui nell’uomo si distingue e si
contrappone l’anima (spirituale, immortale e incorporea) dal corpo
(principio materiale e mortale), la cultura biblica non è dualistica,
esclude una visione dicotomica tra due sostanze distinte e costitutive
dell’essere umano: sancisce l’unità psico-fisica della persona che viene
considerata un “essere vitale unitario”, la cui natura unisce e integra sia
il mondo materiale (carne e corpo) che il mondo spirituale (spirito e
anima). La “componente corporea” (corpo/carne) intimamente integrata con la
“componente spirituale” (spirito/anima) dà vita ad un essere vitale le cui
componenti rimangono “inscindibili” fino a che non sopravviene la morte.
RELAZIONI
E DELLE INTERAZIONI
TRA
SPIRITO E ANIMA
*
* * * * * * * * * * * * * * *
L’idea di una sostanza diversa da quella che forma oggetto della nostra
esperienza sensibile ha avuto un’evoluzione lunga e lenta. Il concetto
cristiano di un “principio spirituale” creato da Dio ed infuso nel
corpo al concepimento per fare dell’uomo un’anima vivente, è frutto di una
lunga elaborazione nella filosofia cristiana. Così dice la Bibbia: “il
primo uomo, Adamo, è stato fatto creatura vivente” (Paolo 1 Cor, 45).
Gli antichi parlavano di “pneuma” come principio vivificatore e
animatore del corpo, concepito come una ‘materia estremamente sottile’
simile a un “soffio”. La credenza di un’anima immortale compare per
la prima volta con Socrate, il quale ne fece il centro degli interessi della
filosofia greca, affermando che il compito dell’uomo è la cura dell’anima.
Il primo ad aver avuto un concetto chiaro e inequivocabile di una ‘sostanza
immateriale’ fu Platone, il quale elevò lo spirito a “psiche=anima”,
equivalente a un ente metafisico immortale, naturale e costitutivo, del
tutto indipendente dalla materia, vera sostanza depositaria del mondo
interiore dell’uomo. A poco a poco le idee filosofiche di Platone si fecero
strada anche tra i primi pensatori cristiani che finirono per adottarle, ma
rielaborandole in funzione del progetto biblico della salvezza: ‘la
permanenza dell’anima oltre la morte è grazia e dono ad una partecipazione
alla vita divina’.
Frequentemente
nella terminologia biblica il termine di “spirito” è usato indifferentemente
al posto di “anima” e viceversa, generando non poca confusione sul senso da
attribuire ai due termini. Probabilmente perché gli autori biblici vedono
nell’uomo una “realtà unitaria”, complessa e pluridimensionale,
formata da spirito e corpo, e da anima e carne, costitutivamente relazionata
a Dio e rapportata agli altri uomini e al mondo.
Le
testimonianze sia nel Vecchio che del Nuovo Testamento
assegnano chiaramente all’uomo una ‘unità di forza vitale formata da corpo,
anima e spirito in un contesto unitario e integrato, psicologico e fisico
globale’: i testi sacri parlano della sua “anima” (nephesh=psychè),
della sua “carne” (bashar o sarx), del suo “spirito” (ruach=pneuma),
del suo “corpo”( soma). L’uomo è l’essere vivente nella sua
totalità e l’anima non è separata dal corpo. Al contrario dell’antropologia
greca, secondo cui nell’uomo si distingue e si contrappone l’anima
(spirituale, immortale e incorporea) dal corpo (principio materiale e
mortale), la cultura biblica non è dualistica, esclude una visione
dicotomica tra due sostanze distinte e costitutive dell’essere umano:
sancisce l’unità psico-fisica della persona che è considerata un “essere
vitale unitario”, la cui natura unisce e integra sia il mondo materiale
(carne e corpo) che il mondo spirituale (spirito e anima). La “componente
corporea” (corpo/carne) intimamente integrata con la “componente spirituale”
(spirito/anima) dà vita ad un essere vitale le cui componenti rimangono
“inscindibili” fino a che non sopravviene la morte.
Nel Nuovo Testamento troviamo, però, passi che a prima vista sembrano
opporre anima e corpo: «Temete chi ha il potere di far perire e l’anima e
il corpo nella Geenna» (Mt 10,28) ; «Quale vantaggio avrà l’uomo se
guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?». In
particolare i Vangeli parlano frequentemente di anima, probabilmente perché
influenzati dalla cultura del mondo greco, contemporaneo alla stesura dei
Vangeli. L’evangelista Matteo allude ad anima come il “principio spirituale”
che mantiene l’essere vivente in relazione con il Dio della Vita: la suprema
sciagura non è dunque la morte fisica, quanto il perdere la comunione vitale
con Dio, radice della nostra resurrezione e della vita eterna con lui. L’
apostolo Paolo afferma che l’uomo è fatto di corpo, anima e spirito:
‘L’uomo nella sua realtà creaturale è un «corpo materiale animato dallo
spirito», dotato di un’anima vitale corruttibile (psychè) che lo vota alla
morte. Dio però gli ha donato il suo stesso Spirito, che lo rende «corpo
spirituale» immortale, che gli permette di entrare nell’eternità e nella
gloria di Dio’.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica apprendiamo che la persona
umana, creata ad immagine di Dio, è un insieme corporeo e spirituale. Il
corpo è animato dall’anima spirituale, l’unità di anima e corpo è così
profonda che la loro unione forma un’unica natura. Il Catechismo della
Chiesa Cattolica respinge fermamente la distinzione, il dualismo, tra anima
e spirito. Parla di ‘anima spirituale’, ignorando, però, alcuni passi
del Nuovo Testamento dove chiaramente e senza equivoci l’anima è distinta
dallo spirito come, ad esempio, nella prima lettera ai Tessalonicesi dove
Paolo prega perché il nostro essere tutto intero «spirito, anima e corpo»
si conservi irreprensibile (1 Ts 5,23), o in un’espressione tratta dalla
lettera agli Ebrei (4,12) che testualmente recita: «La parola di Dio è
vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio e
penetrante fino a dividere l’animo dalla spirito…».
La
“Chiesa cattolica” sul piano teologico, praticamente, non sembra fare
una netta distinzione tra spirito e anima, respinge fermamente la divisione
all’interno dell’essere umano di corpo e anima, o di corpo, anima e spirito,
perché contrari al pensiero della rivelazione. Chiarisce l’esistenza di una
“sostanza spirituale immortale” infusa ad un corpo mortale da Dio, puro
Spirito, a suggellare una vita che inizia nel segno dell’obbedienza e della
dedizione a Dio.
In
un contesto di terminologie contraddittorie, anche all’interno delle
stesse Sacre Scritture, risulta assai difficile discutere in modo oggettivo,
sul piano teologico, sulla distinzione tra anima e spirito, un problema che
da questo punto di vista rimane insoluto, relegato nell’ambito del dibattito
filosofico-speculativo. Ma è anche vero che non possiamo ignorare e
disattendere i primi versetti di Genesi (cap 2,7), dove leggiamo: «E Dio
plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici l’alito
(=lo spirito) della sua vita e l’uomo divenne un essere vivente». Come
dire che l’uomo non ha ricevuto un’anima da Dio, ma è divenuto un’anima
(=nefèsh), in altre parole, un essere vivente animato dallo spirito(=rùach).
Per questo, lo spirito e l’anima si possono considerare come entità
eguali solo nella loro essenza, perché esprimono la ‘stessa dimensione
spirituale’ dell’uomo, ma con differenti finalità per qualità e
proprietà, in grado di aprire l’uomo nella dimensione che va oltre la
materia: l’anima (=nefèsh, =psychè) rappresenta la creatura stessa vista
come essere vivente, lo spirito (=rùach, =pnèuma) si riferisce alla forza
vitale donata da Dio al momento della nascita. Lo Spirito è di Dio che lo
dona all’uomo nel momento che inizia la sua vita terrena e se lo riprende al
momento della morte. Ci sono numerosi passi delle Sacre Scritture a
supportare questa tesi: Qoèlet (12,7) “Il tuo corpo ritornerà nella
polvere della terra dalla quale fu tratto e il tuo spirito vitale a Dio che
te l’ha dato”; Giobbe (34,14-15) “Se Egli (Dio) richiamasse il suo
spirito a sé, e a sé ritraesse il suo soffio, ogni creatura morirebbe
all’istante e l’uomo ritornerebbe nella polvere”; Salmo 104 (29-30)
“Se tu Dio togli loro lo spirito essi muoiono ritornando alla polvere. Manda
il tuo spirito ed essi sono creati”; Lettera di Giacomo (2.26) “Il
corpo senza spirito è morto”. Gli autori biblici in questi passi
della Bibbia affermano che lo spirito è la forza vitale invisibile che dà
vita al corpo, senza lo spirito il corpo è morto. Quando lo spirito lascia
il corpo torna a Dio.
Le
due componenti,
spirito e anima, interagiscono continuamente con il corpo e nello stesso
tempo sono in continua relazione e interdipendenza tra di loro. Persiste
durante tutto l’arco della vita dell’uomo una continua “osmosi” tra lo
spirito, attraverso cui ci è concesso di percepire la visione di Dio e
per mezzo del quale esprimiamo ogni attimo della nostra esistenza, e
l’anima che acquisisce e registra tutto quello che è frutto delle nostre
attività relazionali e delle nostre scelte di vita personali che alla fine
si esplicitano in quella che viene chiamata la “coscienza” che
permette alla persona liberamente di relazionarsi durante tutto l’arco della
sua vita terrena con la natura, con gli altri uomini e con Dio creatore.
dell’uomo. Il corpo animale (soma psychikon) è la vita terrena che
perisce, il corpo spirituale (soma pmneumatikon) è quello creato
dalla potenza vitale di Dio; il corpo non è semplice materia, ma una materia
informata da spirito, così l’anima non è puro spirito, ma uno spirito
informato da materia. Per questo non è dato sezionare l’uomo in anima e
corpo come se fossero, rispettivamente, ‘puro spirito’ o ‘pura materia’.
Anche agli animali, al pari dell’uomo, Dio ha donato il soffio della vita
(lo spirito vitale), ma essi non possiedono un’anima, vale a dire una
coscienza, alla stessa stregua dell’uomo. Da questo l’uomo si distingue sul
piano spirituale dagli animali.
La
prova
dell’esistenza e della differenza tra anima e spirito ci viene confermata
“direttamente” dai mistici e veggenti (quelli veri riconosciuti dalla
Chiesa, come Bernadette, i pastorelli di Fatima, i veggenti di Medjugorje),
o dal racconto di persone afflitte da gravi malattie. Costoro asseriscono di
aver vissuto fenomeni di momentanea traslazione fuori dal corpo. Vi
è, infatti, gran differenza tra la separazione dell’anima dal corpo per
morte fisica, e la momentanea separazione dello spirito dal corpo per estasi
o rapimento contemplativo. La temporanea evasione dello spirito al di fuori
dalle barriere dei sensi non provoca la morte, e quando lo spirito rientrerà
nella sua anima, anche il veggente o il contemplativo ritornerà ad essere
una persona normale. Anche nella fenomenologia di natura esoterica dello
spiritismo possiamo assistere a casi di traslazione dello spirito, per
cui delle persone cadono momentaneamente in stato di “trance”, possedute
dallo spirito di un’altra persona: possiamo infatti constatare che non
parlano con la propria voce, il cui timbro è profondamente alterato; quello
che maggiormente stupisce è che si esprimono con un linguaggio e un frasario
i cui contenuti sono, inspiegabilmente, avulsi dalle loro conoscenze e dalla
loro cultura. Alla fine della seduta spiritica la persona ritorna
immediatamente ad essere se stessa, come se nulla fosse accaduto.
CONCLUSIONI
Le
Sacre Scritture, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento,
distinguono lo spirito dall’anima, considerano le due entità spirituali
eguali nella loro essenza ma con differenti finalità e funzioni.
Quando si legge in Genesi che, tramite il soffio, Dio infonde nel
corpo materiale il suo Spirito e l’uomo così diventa un’anima vivente, si
può intendere che lo Spirito è ciò che è dato da Dio mentre l’anima riflette
tutte le attività spirituali acquisite durante la sua esperienza terrena,
rapportabile a ciò che viene definita come “coscienza”. Per questo
l’anima, secondo la dottrina della Chiesa Cattolica, sarebbe l’elemento
spirituale più importante dell’uomo, perché unisce da un lato sia il
volere divino che la volontà umana, dall’altro lato, in forza del libero
arbitrio gratuitamente concesso da Dio, stabilisce anche
l’atteggiamento assunto nei confronti di Dio creatore. Il libero arbitrio,
dato da Dio per garantire all’uomo un’esistenza libera e responsabile,
diventa così l’elemento principale che condiziona la coscienza dell’uomo,
votandolo ad una vita o con Dio o senza Dio, destinandolo alla salvezza o
alla perdizione eterna del peccato.
Lo
Spirito donato da Dio rimane sempre puro e inattaccabile dal peccato,
permette all’uomo di mantenere un dialogo continuo in sintonia con il suo
Creatore, ha la prerogativa di indirizzare la persona sempre verso il bene,
suggerendogli la via da percorrere. Ma è necessario che l’uomo scopra in Dio
la persona di cui fidarsi e a cui abbandonarsi come un figlio verso il
Padre, fiducioso della sua bontà misericordiosa e del suo amore
incondizionato verso tutti i suoi figli.
Lo
Spirito, impronta e immagine riflessa dell’anima, dopo la morte
ritornerebbe alle origini, a Dio creatore, e come tale verrebbe giudicato
secondo le scelte e le azioni operate dall’uomo durante la sua vita terrena.
Che sia lo Spirito a tornare a Dio, lo confermano in larga parte le Sacre
Scritture. Ad esempio Paolo afferma “Si seppellisce un corpo materiale,
ma risusciterà un corpo animato dallo Spirito” (1 Tes, 44)
L’evangelista Luca mette in bocca a Gesù, prima di spirare sulla croce, le
seguenti parole: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc
23,46)
DOPO LA MORTE
Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della
fede cristiana fin dalle sue origini. Come Cristo è veramente risorto dai
morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno
per sempre con Cristo risorto ed egli li risusciterà nell’ultimo giorno.
Il
Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: con la morte, il corpo dell’uomo
cade nella corruzione mentre la sua anima va incontro a Dio, pur restando in
attesa di essere riunita al suo corpo glorificato. Dio nella sua onnipotenza
restituirà definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli
alle nostre anime, in forza della Risurrezione di Gesù (997 CCC). Il modo in
cui avviene la Risurrezione supera la nostra immaginazione e il nostro
intelletto: è accessibile solo alla fede (1000 CCC).
La
vita eterna inizierà subito dopo la morte, essa non avrà fine. Sarà
preceduta dal giudizio particolare per ognuno di noi ad opera di Cristo,
giudice dei vivi e dei morti, e sarà sancita dal giudizio finale (207 CCC).
La
morte sancisce la fine del pellegrinaggio terreno. La morte è la fine del
tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la
sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino
ultimo.
Con la morte la nephes –l’anima- si spegne, il bashar –corpo- cade nella
polvere (corruzione), la ‘ruach’ -l’energia vitale (spirito)- si separa dal
corpo e va incontro a Dio, rimanendo in attesa di essere riunita al suo
corpo glorificato. Secondo Paolo l’uomo è sempre un’esistenza corporea e
tale rimane anche nel mondo della risurrezione. Ma, se già può sembrare
difficile pensare che dopo la morte la vita della persona umana continui in
un modo o in un mondo spirituale, rimane difficile credere che questo corpo
possa risorgere per la vita eterna. Come ciò avverrà? Il modo in cui avverrà
la risurrezione dei corpi supera la nostra immaginazione e il nostro
intelletto ed è accessibile solo alla luce della fede. Quando ciò avverrà?
Solo il Padre ne conosce l’ora e il giorno.
Molti uomini fanno della loro morte la distruzione della loro individualità,
ostinandosi a non vedervi il punto di collegamento con ciò che dura in
eterno. Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, è
come andare verso di lui ed entrare nella vita eterna.
La
concezione cristiana non parla d’immortalità dell’anima che con la morte si
separerebbe dal corpo terreno e continuerebbe a sopravvivere senza di lui
(Platone). Secondo Paolo, l’uomo è sempre un’esistenza corporea, e come tale
rimane anche nel mondo della resurrezione. L’uomo entra nella morte passando
attraverso il mistero della tramutazione, da una forma vita sovra terrena ad
una nuova vita, una nuova nascita a rappresentare la condizione necessaria
per il suo ingresso nella realtà divina, a patto che l’uomo vi consente e vi
cooperi. Morire in Dio non significa affatto separazione dell’anima dal
corpo. Con la morte l’essere non è annientato, la vita non viene tolta, ma
trasformata nella dimensione di Dio, un luogo in cui lo spazio e il tempo
sono assorbiti nell’eternità e non hanno più alcuna rilevanza.
Il
Nuovo Testamento parla del giudizio finale a cui ciascuno sarà sottoposto in
rapporto alle sue opere e alla sua fede, nella retrospettiva dell’incontro
finale con Cristo nella sua seconda venuta, dove si manifesterà il bene che
ognuno ha compiuto (o avrà omesso di compiere) durante la sua vita terrena.
Sulla base delle sue libere scelte di vita l’uomo potrà meritare o no la sua
partecipazione alla vita divina. Dio non condanna l’uomo solo per il mero
fatto di avere commesso un peccato mortale, Dio è misericordioso con i
peccatori, e per questo il giudizio di condanna sarà emesso solo per coloro
che si autoescludono dal suo perdono, cioè da quelli che, nella loro
superbia, non vogliono pentirsi dei loro peccati. Dio non può salvare colui
che non vuole pentirsi. Questo è il gran mistero: è il modo come Dio
rispetta la libertà della persona. Gli uomini che non conoscono Cristo
saranno giudicati nelle ombre della loro coscienza, essi potranno accettare
o rifiutare la grazia offerta da Dio.
Il
giudizio finale avverrà alla fine dei tempi, con il ritorno glorioso nella
Parusia di Cristo, che dimostrerà come la giustizia di Dio trionfa su tutte
le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte
della morte. Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio e che
sono perfettamente purificati vivono per sempre con Cristo e avranno
raggiunto il fine ultimo rappresentato dallo stato di felicità suprema e
definitiva. Quando sarà al cospetto di Dio, l’uomo avrà davanti a sé la
Verità, la Bontà e la Bellezza infinite, nel suo gioire in Dio non
desidererà né avrà bisogno più di altre cose.
INFERNO - PURGATORIO - PARADISO
Ciascuno riceve da Dio nella sua anima immortale, fin dalla sua morte, il
giudizio di retribuzione immediata, in rapporto alla sua fede e alle sue
opere. Tale retribuzione consiste nell’accesso alla beatitudine del cielo
immediatamente –Paradiso– o dopo
un’adeguata purificazione –Purgatorio–,
oppure alla dannazione eterna –Inferno–
(1051 CCC)
LE PAROLE E LE PROMESSE DI GESU’
-
Voi sbagliate tutto… (Mc. 12,27) perché avete tanti dubbi dentro di voi? (Lc.24,38)
-
Chi crede in me, anche se muore, vivrà; anzi chi vive e crede in me non
morirà mai. Credi tu questo? (Gv 11, 25)
-
Dopo la risurrezione gli uomini …saranno come gli angeli del Cielo
(Mt.22,30)
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La vita eterna è questa: conoscere l’unico vero Dio, e conoscere colui che
tu hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3)
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Io vi dichiaro: chi ascolta la mia parola e crede nel Padre che mi ha
mandato ha la vita eterna (Gv 6,47)
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Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato,
Dio lo ha preparato per quelli che lo amano (1 Cor 2,9)
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Io vi dichiaro solennemente che chi ubbidisce alla mia parola non vedrà mai
la morte (Gv 8,51)
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PREGHIERA ALLO SPIRITO DI DIO
Spirito di Dio
che sei la mia guida, illumina la mia anima,
custodiscimi, consolami, proteggimi dal maligno e da tutti
i mali del mondo
Spirito di Dio
fammi conoscere la tua volontà,
mostrami la via che devo seguire e fa che io mi
possa conformare ad essa
Spirito di Dio
insegnami ciò che devo fare, fammi riconoscere
ciò che è bene e ciò che è male, allontana da me la superbia,
l’invidia e la gelosia
Spirito di Dio
veglia su di me, non mi abbandonare mai,
consolami nei momenti di sconforto, assistimi
nelle
tribolazioni, consigliami nelle avversità,
smorza i miei
momenti di rabbia
Spirito di Dio
irradia su di me la tua luce, effondi su di me
la tua grazia, a te desidero consacrare tutta la
mia vita.
sia fatta sempre la tua volontà
e
così sia….
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