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PENTATEUCO: I cinque libri

 
Genesi - Genesi tratta di Dio, del mondo, dell’uomo e della sua condizione. È il primo libro della della Bibbia, il <Principio> di quella catena ininterrotta di eventi che descrivono la “Storia della Salvezza”: è la chiamata dell’uomo a Dio, è l’inizio del dialogo tra Dio e l’uomo. Con uno stile semplice e figurato, impregnato di mitismo, quale conveniva alla mentalità di un popolo poco evoluto, enuncia <la verità fondamentale> su cui si basa l’insegnamento rivelato da Dio all’uomo: “la condizione umana non è frutto del caso o del caos”, ma è volta primariamente al riconoscimento di Dio, suo creatore e Padre. Accanto a racconti dai toni astratti e teologici, che sicuramente risentono delle influenze popolari dell’epoca, sono descritti fatti sicuramente reali ma di cui non possiamo precisarne i contorni, poiché vanno spogliati dal rivestimento mitico che li caratterizza, per potervi leggere gli eventi primordiali da cui si diparte il progetto divino della salvezza. Il libro si può dividere in due parti. La prima parte, (capitoli 1-11) del racconto della Genesi, inizia con il grande “affresco universale” della creazione del mondo e dell’uomo, in cui gli autori biblici mettono in rilievo, da un lato gli splendori primordiali dell’umanità e dall’altro lato le sue miserie causate dal peccato di disubbidienza a Dio creatore.
La seconda parte (cap 12-50) racconta le vicende dei ‘patriarchi’. Dopo la caduta, Dio non abbandona l’uomo a se stesso. Inizia un percorso di recupero dell’umanità peccatrice con la chiamata di uomini eletti (Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe), gli antenati dai quali Dio formerà il suo popolo per farne il suo testimone a tutte le genti.

Esodo - L’Esodo tratta dell’uscita dall’Egitto e dell’Alleanza fra Dio e il suo popolo. Il secondo libro del Pentateuco fu intitolato “Esodo” perché narra come Dio liberò gli ebrei, facendoli uscire dall’Egitto. Il libro si sviluppa attorno ad una “uscita” del popolo ebraico che, oppresso dalla potenza egiziana, “esce” dalla terra dei Faraoni verso un nuovo orizzonte di libertà; “esce” dalle limitazioni e dalle imposizioni religiose egiziane per servire il Signore in un culto libero e sincero. Gli Israeliti, una volta liberi, vagano attraverso il deserto e giungono al monte Sinai dove si realizza un altro grandioso evento: l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Dio consegna a Mosè il “Decalogo”, i così detti “Dieci Comandamenti” che saranno la base della “morale biblica” e della “risposta” che Israele dovrà offrire al Dio che lo ha liberato dalla oppressione dei Faraoni. Dio ha liberato per amore il popolo ebraico, ma esso ora è chiamato ad onorarlo, adorarlo e corrisponderlo in un amore vicendevole. Per questo Mosè riceve da Dio indicazioni particolareggiate (“Codice dell’Alleanza”) per la costruzione della “Legge” e l’uso di tutto quello che servirà alla celebrazione del culto del Signore. Dopo la narrazione dell’infedeltà degli Israeliti, che raffigurano Dio nella forma di un vitello d’oro, il libro nell’ultima parte racconta come il popolo costruì tutto quanto era necessario per il culto del Signore, ubbidendo ai suoi ordini. Così gli Israeliti possono iniziare il cammino attraverso il deserto, verso la terra promessa da Dio, la terra di Canaan. Molte ricerche sono state fatte per delimitare il tempo in cui questi fatti sarebbero avvenuti. Il libro dell’Esodo è stato scritto per esprimere la fede d’Israele, ciò non significa che esso poggia su fatti immaginari. Si era probabilmente nel XIII° secolo a.C., dopo il regno del Faraone Ramses II, nel tempo in cui governava l’Egitto il Faraone Merneptah, del quale a Tebe fu trovata una stele di basalto nero che citava la celebrazione della prima vittoria contro la nazione d’Israele. In ogni caso risulta chiaro che l’autore biblico non scrive un manuale storiografico, ma cerca di interpretare il senso religioso di eventi, di memorie e di antiche tradizioni.
I contenuti dell’esodo però non rappresentano solo avvenimenti del passato, perchè descrivono una realtà sempre viva e ancora oggi attuale. L’Esodo rimarrà nella storia e nella fede d’Israele un grande segno divino: Dio che si rende presente nel popolo d’Israele e si rivela nella storia come il ‘Signore’ della libertà. I fatti raccontati nel libro dell’esodo rivelano che Dio libera da ogni forma di schiavitù perché vuole concludere un’alleanza con gli uomini. Ma nello stesso tempo esige un impegno totale verso di Lui nella vita individuale e nei rapporti con gli altri uomini.
Il libro dell’esodo sul piano teologico non è un libro compiuto. È ritenuto dagli studiosi il libro di un popolo in cammino. Quale testimone dell’intervento salvifico di Dio nella storia umana, esso nutre la speranza di una nuova futura libertà, che sarà vista dagli autori del Nuovo Testamento nella salvezza definitiva recata da Gesù Cristo.

Levitico - Il libro del Levitico tratta della Liturgia. Il titolo si riferisce alla tribù di Levi, il contenuto del libro riguarda l’attività cultuale dei sacerdoti leviti. Il Levitico è nato dalla riflessione dei sacerdoti che hanno voluto raccogliere in un’unica opera tutta la legislazione religiosa, sociale ed etica d’Israele. Religione, legge e morale sono così intimamente legate in una unità, come presso nessun’altra religione. Infatti si interessa delle norme che rendono possibile l’accesso del fedele al culto, al fine di sviluppare la loro vita spirituale. Tratta di norme sacrificali e rituali che consentono di celebrare nella liturgia e nella vita quotidiana l'incontro con Dio; mirano a far sentire ai fedeli che le praticano il legame continuo e indissolubile con Dio. Cardine della morale del Levitico è la distinzione tra ‘sacro e profano’, tra ‘puro e impuro’. Da questo principio derivano precise norme che riguardavano l’uso degli alimenti e del sesso. Il libro, che ha come sfondo ideale il Sinai e la rivelazione di Dio a Mosè, contiene un “complesso di leggi” destinate agli Israeliti. In esse Dio spiega come eliminare quello che ostacola la comunione con lui; come agire perché la tenda (luogo della presenza del divino) sia davvero un luogo di incontro tra Dio e il popolo; come i sacerdoti devono offrire i sacrifici.
Il terzo libro del Pentateuco, in definitiva, è un inneggiare alla legge della “sacralità” e della “santità”.
La legislazione liturgica e sacrale racchiude l’area in cui si compiono i riti ed ha nel tempio il suo segno più alto. Essa è costituita da un insieme di leggi, apparentemente formali ed esteriori, atte a ricordare ai credenti di tutti i tempi e di ogni luogo che la comunione con Dio è una necessità vitale per l’uomo e che tutta l’esistenza del fedele deve essere coinvolta nell’adesione al Signore.
La santità è una virtù morale che origina da atteggiamenti interiori dell’uomo e coinvolge la sua coscienza, norma che verrà ripresa e ampiamente sviluppata da Gesù nei Vangeli. «Non covare nel tuo cuore odio contro il tuo fratello”; “Non ti vendicare e non serbare rancore contro i figli del tuo popolo» (Lv 19,17-18). La legge della santità deve regolare la vita sociale e liturgica del popolo, perché tutto deriva dalla Santità di Dio.
Il Levitico è forse il libro dell’A.T. meno letto dai cristiani. Effettivamente non è facile abbordarlo, tanto più che sembra trattare di pratiche alquanto anacronistiche per il lettore moderno. Certamente è un libro che giustifica e legittima il bisogno umano di esprimere la propria fede con gesti religiosi. Al tempo stesso il Levitico preannunzia e prepara la venuta di Gesù Cristo, cioè di Colui che con il sacrificio della sua vita ha portato alla massima espressione di spiritualità i valori del culto e della santità, permettendo all’umanità di riconciliarsi e di restare in comunione vitale con Dio, per sempre.

Numeri - Il libro dei Numeri parla del Popolo di Dio in cammino nel deserto. Il libro dei Numeri è stato così intitolato dall’antica tradizione greca perché riporta molti elenchi e censimenti degli Israeliti. In effetti il suo contenuto è molto più ampio; è il più complesso dei libri del Pentateuco. Il libro si presenta al lettore sotto forma di racconto, ma il filo conduttore finisce spesso per sparire sotto la complessità delle prescrizioni legali intercalati da particolari narrativi.
L’unità narrativa del libro dei Numeri va incentrata nel “deserto”. Lo sfondo entro cui sono collocate le leggi e le narrazioni di questo libro è, infatti, quello del deserto del Sinai attorno a cui Israele è accampato in attesa della grande marcia di avvicinamento alla terra promessa. Gli Israeliti, dopo aver ricevuto le leggi che Dio aveva comunicato a Mosè, si mettono in cammino; il loro viaggio attraverso il deserto li conduce dapprima a Kades, all’ingresso della terra promessa. Ma essi hanno paura di entrarvi. Sono così condannati dal Signore a trascorrere quarant’anni nel deserto. Solo allora si dirigono dopo un lungo e faticoso giro ai confini del territorio di Moab. Gli ultimi capitoli riportano vari avvenimenti alle soglie della terra tanto attesa e sperata, cioè nella terra di Canaan. Si incontrano qui gli ultimi grandi ostacoli, quali la ribellione a Mosè e la tentazione dell’idolatria.
Sono tre i grandi attori che dominano la scena di questo libro. Innanzitutto il Signore che con i suoi comandi tende ad organizzare Israele in una comunità santa e unita sulla quale aleggia sempre la Sua presenza, legata all’arca dell’alleanza. Il popolo non è mai solo o abbandonato. Accanto a Dio emerge Mosè (il secondo attore), che funge da mediatore tra il Signore e Israele. Mosè svolge nelle vicende riferite in questo libro un ruolo difficile da interpretare. Mosè è il profeta delle esigenze di Dio con il quale nutre grande confidenza, ma nello stesso tempo rimane intensamente legato al suo popolo infedele. Da ultimo, ecco il terzo attore, il popolo di Israele. L’autore biblico ce lo presenta sotto tre fondamentali angolature: - come “un popolo in cammino” governato dalla parola del Signore, votato al suo culto; - come “un popolo isolato”, sottratto quindi ad ogni influenza straniera; - come “un popolo in formazione” nel quale molti problemi fondamentali attendevano ancora una risposta. Descritto nella sua struttura tribale, militare e religiosa attraverso i censimenti, Israele è spesso ribelle e ostinato. Ma il Signore rimane sempre accanto al suo popolo, anche se esso si dimostra infedele. È il Signore a vincere la resistenza delle forze della natura che sembrano opporsi al cammino verso la terra promessa (la mancanza d’acqua e di cibo, la comparsa di serpenti velenosi); è lui a piegare le resistenze ostili delle tribù beduine nel deserto, combattendo a fianco di Israele.
Il libro dei Numeri rappresenta la continuazione dei due libri precedenti (Esodo e Levitico). Ci mostra il popolo di Dio nella sua realtà più umana, che alterna fiducia e dubbio; un popolo soggetto a farsi catturare dalla tentazione dello scoraggiamento, della ribellione e dell’idolatria. Così appare molto chiara, per contrasto, la costante fedeltà di Dio verso il suo popolo, il che non esclude però severità e giustizia.
L’analisi teologica del testo mette in rilievo la coscienza molto acuta del male e del peccato, quale realtà del mondo permanente e cronica. Ebbene, <Dio sceglie un popolo di peccatori> destinandolo a portare la benedizione di Dio all’intera umanità; è un messaggio che il popolo dei cristiani avrà bisogno sempre di riascoltare per restare fedele alla propria chiamata alla santità, e senza perdere di vista o scoraggiarsi di fronte alla realtà di uomini che essa raduna.
La Chiesa di oggi deve riconoscersi nella riflessione di fondo che scaturisce dal libro dei Numeri, per aiutarla ad affrontare le crisi che inevitabilmente attraversano il suo cammino di fede.

Deuteronomio - Il libro del Deuteronomio tratta della legge e della morale. Infelicemente intitolato Deuteronomio, cioè “Seconda Legge”, dall’antica traduzione greca detta dei settanta. Il quinto libro del Pentateuco è conosciuto anche sotto il nome di “Torah” o “Legge”, ma sarebbe stato meglio definirlo con il titolo ebraico di “Parole” o “Discorsi”. Infatti l’opera si presenta come una serie di discorsi messi in bocca a Mosè, al cui interno vengono presentate leggi e prescrizioni morali atte a reggere Israele e a regolare ogni situazione di vita quotidiana. Esse sono affidate al popolo con particolare passione e intensità, con uno stile che richiama le ‘omelie’. I grandi temi veicolati dal Deuteronomio sono incentrati: - sul mistero di Dio; - sull’elezione di un popolo nella continuità della storia; - sull’Alleanza di Dio con il popolo; - sull’esigenza di un agire corrispondente, rispettando la legge data da Dio a indicare l’unica via verso cui deve procedere l’intero popolo; - sul ringraziamento per il dono della terra promessa. Questo insegnamento è destinato a tutto Israele. L’ascoltatore, invitato ad aderire con amore e fedeltà, è interpellato con tono persuasivo, ora col voi ora col tu, proprio perché tutti e ciascuno si sentano coinvolti. Trascinato dall’entusiasmo e dalla passione, l’autore biblico costruisce un linguaggio particolare caratterizzato da inviti pressanti: “Ascolta Israele…”, “Osserva Israele…”, “Amare il Signore tuo/nostro/vostro Dio… con tutto il cuore e con tutta l’anima”, “Seguite la strada del Signore…”, “Osservate e mettete in pratica gli ordini, le leggi e le norme…” etc, etc.
Se considerato <in senso generale>, il Deuteronomio rappresenta una conferma delle leggi contenute nei libri precedenti, a cui però si aggiungono molti elementi nuovi. In tal senso, la prima legislazione sarebbe quella iniziata al Sinai, e sviluppatesi lungo la peregrinazione nel deserto; mentre la seconda sarebbe quella formulata prima dell’ingresso nella terra promessa.
Sul <piano narrativo> il libro si presenta come il resoconto di tre discorsi pronunziati da Mosè, per ricordare agli Israeliti le esigenze dell’alleanza che Dio ha fatto con loro. Il primo discorso riassume le vicende vissute dagli Israeliti nel deserto dopo la partenza dal Sinai; rivolge loro esortazioni generiche e si conclude con l’invito a essere fedeli all’alleanza con il Signore. Il secondo discorso, più lungo e il più importante, dopo aver ribadito i principi del Decalogo, contiene una nuova promulgazione della “Legge” contenente norme religiose, insegnamenti etico-morali e legislativi. Dice Mosè che l’amore di Dio mostrato verso il suo popolo esige ora la fedeltà da parte del popolo con l’osservanza della “Legge”. Il terzo discorso riferisce le ultime disposizioni di Mosè, e si conclude con benedizioni in caso di fedeltà, e maledizioni in caso di ribellione alla legge del Signore. Segue, a conclusione, un’appendice storica che narra l’elezione di Giosuè a successore di Mosè, il racconto della sua morte e la benedizioni alle dodici tribù.
Sul <piano redazionale> il Deuteronomio appare come una vasta raccolta di scritti e di precetti tratti dalla predicazione levitica, nata con Mosè. Con le sue esortazioni, i suoi sentimenti e le sue promesse il libro accompagnò costantemente Israele dalle soglie della terra promessa fino al momento dell’esilio babilonese.
Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo
Troviamo in questa affermazione quanto costituì per Israele il riferimento-base, il punto di partenza e di convergenza di ogni pensiero e di ogni azione. La frase: - “il nostro Dio” - implica che egli è considerato innanzitutto come colui che si è manifestato attraverso la storia di un popolo. L’affermazione: - “Israele ha potuto vedere con i propri occhi” – è come dire, il Signore stesso gli ha donato la capacità di poterlo riconoscere nel suo agire. Tutto ciò deve indurre Israele a ringraziare il Signore per i suoi doni elargiti al popolo, ma implica anche il dovere di una risposta attiva rimanendo fedeli alla sua legge in ogni suo particolare, affinchè Israele possa entrare veramente a contatto con gli avvenimenti della salvezza.
L’autore biblico mette in risalto l’importanza e la libertà della obbedienza alla legge di Dio; egli presenta la legge accompagnandola a promesse di prosperità a quanti la praticano e a minacce di disgrazia per chi la trasgredisce. Infatti la “Legge”, contropartita dell’alleanza, pone Israele di fronte a una questione di vita o di morte, di scelta fra il bene e il male. La libera scelta tra due strade, quella che porta alla morte spirituale e quella che conduce alla via della salvezza, costituirà uno dei temi centrali dei Vangeli.
Il Deuteronomio appare al lettore come un’opera notevolmente complessa, difficile da intravedervi un filo conduttore. Sul <piano teologico> si potrebbe definire come “una grande riflessione” dell’intera storia del popolo d’Israele, in cui l’autore biblico puntando sul valore dell’allenza instaurata da Dio con il popolo ebraico ribadisce, attraverso diverse angolature, la necessità di osservare la legge per rimanere vicini al Signore, e ammonisce sulla continua tentazione del popolo a ribellarsi a Dio. L’autore del Deuteronomio invita a ripensare gli avvenimenti che sono alla radice della storia del popolo d’Israele e a rispondere con fedeltà sincera e con amore.
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