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IL LIBRO DELLA GENESI - LA CHIAMATA DELL'UOMO
 
 
26 - LA CREAZIONE DEL MONDO
 
(Da Gen 1,1-31)
In principio Dio creò il cielo e la terra. Il mondo era una massa informe e deserto, le tenebre ricoprivano gli abissi e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Il primo giorno Dio disse: Sia la luce! E la luce fu.
Il secondo giorno Dio disse: Sia una grande volta che tenga separate le acque di sotto dalle acque di sopra. E così avvenne. Dio chiamò la grande volta Cielo.
Il terzo giorno disse: Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto Terra e la massa delle acque Mare. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: La terra produca piante con il proprio seme e ogni specie di albero da frutta con il proprio seme. E così avvenne. Dio vide che era cosa buona.
Il quarto giorno Dio disse: Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte. E così avvenne. Dio vide che era cosa buona.
Il quinto giorno Dio disse: Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra. E così avvenne. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi, popolate le acque dei mari.
Il sesto giorno Dio disse: Produca la terra varie specie di animali secondo la loro specie, bestiame, rettili e bestie selvatiche. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. E così avvenne: plasmò l’uomo con un po’ di terra del suolo, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un essere vivente. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
(Da Gen 2, 1-6)
Così Dio portò a compimento il cielo e la terra. Tutto era in ordine e, terminata la sua opera, il settimo giorno si riposò. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò. Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Quando Dio, il Signore, fece il cielo e la terra, nessun cespuglio era sulla terra e nei campi non germogliava l’erba, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra. Vi era solamente un vapore che saliva dal suolo e ne inumidiva tutta la superficie.

COMMENTO AL TESTO: Il libro della Genesi racconta le origini del mondo ad opera di Dio. Nell’escludere un fare ‘tecnico o strumentale’, presenta una specie di “programma” di ciò che il mondo e l’uomo devono essere: -il cosmo, creato dal volere di Dio come vittoria sul caos, è un tutto armonico e ordinato; -l’uomo, al vertice del progetto della creazione, è creato con attributi divini ad immagine e somiglianza di Dio. L’autore biblico pone i presupposti per affermare che Dio ha creato liberamente tutte le cose per due ordini di motivi: 1) manifestare la Sua gloria 2) finalizzare la creazione al destino dell’uomo.
Fin dalle prime pagine la Bibbia evidenzia l’aspetto proprio che caratterizza l’essere vivente, quale unità inscindibile fra soffio vitale (cioè lo spirito) e il corpo fisico. Lo Spirito di Dio, ovvero la presenza viva del Creatore, è infuso direttamente all’essere umano. Esso anima il corpo, fa fiorire l’essere e la vita, e lo lega a Dio in una unità inscindibile che attesta la grandezza e l’unicità della specie umana. Nel corso della narrazione biblica, in particolare nel Nuovo Testamento, si evidenzierà che l’uomo in se stesso, sola carne (cioè corpo materiale) è fragilità e debolezza; la sua vita e la sua forza provengono soltanto dallo ‘Spirito di Dio’.
In opposizione alle concezioni degli antichi miti mesopotamici del tempo, che descrivevano la creazione del mondo come il frutto di una lotta delle divinità contro le potenze cosmiche, fin dai primi versetti l’autore sacro, quasi in polemica con tali cosmogonie, attribuisce a Dio la creazione del mondo. La Bibbia con una metafora descrive tutta la creazione compiuta in sei giorni. Nel settimo giorno, il sabato, Dio cessò ogni suo lavoro.
Da una massa informe e caotica, attraverso la sua ‘Parola’, Dio conferisce al mondo un ordine perfetto, un’armonia e un fine. Alla fine di ogni giornata Dio si compiace di ciò che aveva creato, perché corrispondeva all’idea che ne aveva prima di crearlo. Come un artista ne è soddisfatto. Mettendo ogni realtà al suo posto, inizia ad ornare la sua opera di creazione: compare la luce, nasce la vita nelle acque, nella terra e nel cielo. Dio lancia uno sguardo soddisfatto su tutte le sue creature, le benedice sotto l’auspicio della fecondità. Siamo ora giunti al momento più alto e solenne, l’opera divina sta per concludersi nel modo più sublime: Dio sta per introdurre nel mondo il suo capolavoro, ‘Adam’, l’archetipo dell’essere umano. L’intento è dato dall’espessione “facciamo l’uomo”, un plurale maiestatis di difficile e diversa interpretazione. Dalla maggior parte degli studiosi oggi è interpretato come un eco della letteratura dell’antico Vicino Oriente, dove gli dèi riuniti in assemblea stabilivano il destino del genere umano. Sicuramente non c’è allusione alla Trinità (che verrà rivelata solo nel Nuovo Testamento). Secondo altri studiosi l’autore biblico intendeva coinvolgere tutta la corte celeste degli angeli, tanta era l’importanza del gesto che Dio stava per compiere.
Tutta la creazione è dichiarata testualmente da Dio nel suo insieme ‘buona’. Giunto alla sera del sesto giorno, Dio contempla il suo capolavoro: l’uomo non è soltanto ‘buono’ come le altre creature, ma ‘molto buono’. Nel mondo creato da Dio non c’è malvagità, ma solo bellezza. Il mondo è fatto per l’uomo, le piante saranno sufficienti come cibo per gli esseri umani e per gli animali. Non ci sarà spargimento di sangue. La creazione dell’essere umano appare in un crescendo per la sua collocazione.
Il racconto intende assegnare una classificazione agli esseri creati da Dio, secondo un ordine crescente di dignità fino all’uomo, il cui compito è quello di dominare su tutte le cose create, nel senso di custodirle e di rispettarle, per portare a completezza quanto Dio aveva iniziato. L’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, come dire la più alta rappresentazione di Dio sulla terra. Questo non significa che noi rassomigliamo a Dio nel corpo, perché Dio non ha un corpo, ma nel senso che Dio ha infuso all’uomo ‘lo Spirito’ per poter abitare in lui, gli ha donato ‘l’intelligenza’ per poterlo riconoscere e gli ha conferito ‘la libera volontà’ per servirlo.
Al settimo giorno Dio si riposa, benedice il sabato e lo consacra. Il sabato rappresenta il punto culminante della creazione: vuole significare che il racconto è prioritariamente rivolto a Dio, e non agli esseri umani; vuol dire che la creazione è stata fatta da Dio in vista del sabato e quindi del culto, della comunione e dell’adorazione di Dio. Il sabato rappresenta non solo il ‘giorno della libertà e della contemplazione’, ma è anche il ‘giorno della responsabilità’ dell’uomo, ovvero il giorno in cui Dio affida l’armonia del suo creato nelle mani dell’uomo. Il sabato quindi costituisce una istituzione divina destinata ad essere imitata e custodita dall’uomo. Si capisce il perché dell’attaccamento estremo al rispetto del sabato nella cultura ebraica. In tempi futuri per i cristiani sorgerà la domenica che, in concomitanza con la Risurrezione di Cristo, rappresenterà l’inizio della ‘nuova creazione’. Allora la prima creazione troverà il suo senso e il compimento definitivo nella nuova creazione, in vista del compimento di quel “Progetto di Salvezza” che Dio sarà costretto a perseguire per gli errori commessi dall’uomo nel corso della storia, il cui culmine è rappresentato dalla Redenzione definitiva.
Ora si può capire perchè il racconto della creazione non può essere letto come una narrazione dai toni scientifici, ma va interpretato ‘esclusivamente’ in chiave religiosa e teologica. Nel racconto va certamente individuato un “insegnamento” rivelato da Dio, che tende incessantemente la mano all’uomo per guidarlo verso il bene.
 
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