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IL LIBRO DELLA GENESI - IL PECCATO ORIGINALE
 
 
35 - LA CORRUZIONE DELL'UMANITA'
 
(da Gen 6, 1-7)
Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e si scelsero quelle che vollero. Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, i loro pensieri erano di continuo rivolti al male, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra e tutti avevano imbroccato la via della violenza. Allora il Signore disse: Il mio Spirito non resterà a lungo nell’uomo perché egli è carne fragile. La sua vita avrà un limite di centoventi anni. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò, tanto che disse: Sterminerò dalla terra quest’uomo che ho creato e insieme a lui anche il bestiame, i rettili e gli uccelli del cielo.

COMMENTO AL TESTO
: “Il Signore si pentì di aver fatto l’uomo!”. Con queste parole dai toni drammatici la Scrittura fa esprimere alla maniera umana la “collera di Dio”, per farci comprendere quanto Egli detesti il male e il peccato. Dio, all’atto della creazione, aveva inneggiato per ben sette volte alla bellezza della sua creazione. Ora osserva la malvagità umana e il dilagare del male. L’illusione umana di poter diventare come Dio ancora una volta è frustrata, eppure l’uomo continua nella sua ostinazione. Il testo biblico mette in evidenza la perversità acquisita dagli uomini lasciati al loro libero arbitrio dopo il peccato originale, in modo così ostinato da far dire a Dio di essersi pentito di aver creato l’uomo e per questo di volerlo sterminare. L’espressione testuale “il mio Spirito non resterà a lungo nell’uomo”, oltre a mettere in evidenza la collera di Dio, ribadisce la caratteristica dell’essere umano fatto di ‘carne’ legato al tempo, e di ‘Spirito’ legato a Dio. Conferma il concetto che è lo Spirito ad animare la fragilità del corpo e dà la vita. Senza lo Spirito esiste solo la morte. La frase successiva, “la sua vita avrà un limite di centoventi anni”, contrasta con i 969 anni di Matusalemme e alle centinaia di anni dei personaggi citati nel capitolo precedente. La punizione inflitta da Dio è volta anche a limitare nel tempo e nello spazio la vita dell’uomo.
 
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