Ai tempi di Gesù la Classe Sacerdotale era
formata da due raggruppamenti: il partito dei Sadducei e dei Farisei.
I Sadducei costituivano l’aristocrazia sacerdotale che presiedeva alle
funzioni liturgiche svolte nel Tempio di Gerusalemme,
conside-rato il luogo in cui si rendeva concreta la presenza di Dio.
Gerusalemme era con-siderata la Città Santa, la città celeste, centro
non soltanto del giudaismo ma di tut-to il mondo. Politicamente i
Sadducei si appoggiarono al potere politico dei romani.
Il Sommo Sacerdote, d’origine sadducea, era il custode del
Tempio. Godeva del più alto prestigio nella vita religiosa giudaica,
perché era l’unico che poteva entrare nel-la parte più sacra del
tempio per intercedere una volta l’anno in favore del popolo. Nominato
dalle autorità romane presiedeva il Tribunale ebraico, detto Sinedrio,
assemblea di 70 elementi, sacerdoti e laici, competenti in materia
civile e religiosa.
La classe sacerdotale dei Sadducei rappresentava un polo
d’opposizione agli Scribi, a causa dell’antagonismo crescente fra
rappresentanti del Tempio e della Si-nagoga; costituiva anche un
sistema religioso che si opponeva alla dottrina dei Farisei. Non
riesce agevole fare una valutazione dei Sadducei, perché di loro non
si hanno notizie sufficienti; nella documentazione antica (Giuseppe
Flavio, scritti neo-testamentari, e rabbinici) sono ricordati in modo
decisamente negativo. Certamente assunsero un peso importante sul
piano politico-religioso sotto la dominazione diretta di Roma. La
lunga permanenza d’incarico di Sommo Sacerdote nella famiglia di Anna
e del genero Caifa presuppone una certa collaborazione con le autorità
politiche di Roma. Gesù durante il suo ministero non ebbe occasione di
scontrarsi con il gruppo religioso dei Sadducei; ma quando si recò per
l’ultima volta per la Pasqua a Gerusalemme essi certamente ebbero un
ruolo decisivo nella soppressione violenta dello scomodo avversario. I
Sadducei erano conservatori, non solo in politica ma anche in materia
religiosa. In materia dottrinale riconoscevano come statuto
fondamentale ed unico la “Torah”, la legge scritta consegnata da Mosè
alla nazione. In contrapposizione ai Farisei rifiutavano la tradizione
orale e qualsiasi novità in campo dottrinale per timore che le
interpretazioni da parte dei farisei potessero compromettere i loro
privilegi sacerdotali e i loro interessi politici.
I Farisei, al contrario dei Sadducei, ritenevano invece che a
completamento della “Legge Scritta” esistesse anche la “Legge Orale”,
rappresentata dagli innumerevoli precetti della tradizione miranti ad
interpretare la legge in maniera più dinamica, nello sforzo di
attualizzarla per la gente del loro tempo. In realtà,
l’interpretazione farisaica della Legge di Mosè determinò alla fine un
eccessivo rigorismo morale e un intransigente zelo religioso,
soprattutto formale. Sul piano socio-politico mentre i Sadducei furono
sempre schierati con l’aristocrazia e con il potere politico
dominante, al contrario i Farisei si schierarono, se non dalla parte
dei più umili, certamente dalla parte della piccola borghesia
(artigiani, commercianti, piccoli imprenditori). Con l’andare degli
anni, la classe sacerdotale dei Sadducei cadde in declino e nella vita
religiosa ebraica accanto al Tempio cominciò ad acquistare sempre più
importanza la Sinagoga. La crescente rivalità fra Sadducei e
Farisei creò un bipolarismo: da una parte i Sadducei, ai quali
restava il predominio del Tempio, dall’altra i Farisei che, da partito
originariamente politico, divennero un gruppo religioso che operava
nella Sinagoga. I Sadducei scomparvero definitivamente di scena con la
distruzione del Tempio Gerusalemme nel 70 d.C., lasciando il posto ai
Farisei che si riorganizzarono a Jamnia e finirono per estendere
definitivamente il loro influsso su tutta la vita religiosa della
Palestina. In quel tempo furono gettate le basi del diritto rabbinico.
I Farisei contribuirono al rinnovamento del giudaismo e a preservarne
l’identità. Da allora però ebbe inizio anche una discriminazione
sempre più accentuata nei confronti dei cristiani. Questo determinò la
frattura irreversibile fra il giudaismo e il nascente movimento
cristiano. La loro dottrina in pratica s’identificò col “Giudaismo
Ufficiale”. Sicuramente le loro elaborazioni dottrinali della Legge in
materia di tradizione posero le basi del “Rabbinismo” che sarebbe
stato a fondamento del moderno ebraismo.
I Vangeli descrivono i Farisei come persone ipocrite e maniaci
del formalismo legale. Il riordino del giudaismo a Jamnia certamente
non poteva non lasciare pro-fonde tracce nella redazione dei Vangeli.
Per questo il fariseismo fu oggetto di giudizi molto severi e pesanti,
soprattutto da parte degli evangelisti Matteo e Giovanni. Questa
presentazione, anche se non completamente falsa, non riflette
probabilmente con esattezza la loro immagine. Gli studi moderni hanno
riabilitato in larga misura i farisei per il loro ruolo fondamentale
nello sviluppo del giudaismo e per la loro profonda religiosità
accentrata sulla spiritualità e sulla meditazione. È invece difficile
ricostruire attraverso i Vangeli un quadro preciso del movimento
religioso dei Sadducei all’interno del giudaismo ufficiale, poiché non
ci sono pervenute testimonianze dirette. Come appare dal racconto
degli evangelisti non furono i farisei i maggiori responsabili
religiosi che decretarono la condanna a morte di Gesù. Sembra,
infatti, alquanto probabile che tutta la storia della passione di Gesù
si sia svolta in ambiente sadduceo. |