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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



I° PARTE

GLI INIZI DEL CRISTIANESIMO

 
 
 
I.3.4 La situazione politico-religiosa della Palestina ai tempi di Gesù
 
Ai tempi di Gesù la Classe Sacerdotale era formata da due raggruppamenti: il partito dei Sadducei e dei Farisei. I Sadducei costituivano l’aristocrazia sacerdotale che presiedeva alle funzioni liturgiche svolte nel Tempio di Gerusalemme, conside-rato il luogo in cui si rendeva concreta la presenza di Dio. Gerusalemme era con-siderata la Città Santa, la città celeste, centro non soltanto del giudaismo ma di tut-to il mondo. Politicamente i Sadducei si appoggiarono al potere politico dei romani.
Il Sommo Sacerdote, d’origine sadducea, era il custode del Tempio. Godeva del più alto prestigio nella vita religiosa giudaica, perché era l’unico che poteva entrare nel-la parte più sacra del tempio per intercedere una volta l’anno in favore del popolo. Nominato dalle autorità romane presiedeva il Tribunale ebraico, detto Sinedrio, assemblea di 70 elementi, sacerdoti e laici, competenti in materia civile e religiosa.
La classe sacerdotale dei Sadducei rappresentava un polo d’opposizione agli Scribi, a causa dell’antagonismo crescente fra rappresentanti del Tempio e della Si-nagoga; costituiva anche un sistema religioso che si opponeva alla dottrina dei Farisei. Non riesce agevole fare una valutazione dei Sadducei, perché di loro non si hanno notizie sufficienti; nella documentazione antica (Giuseppe Flavio, scritti neo-testamentari, e rabbinici) sono ricordati in modo decisamente negativo. Certamente assunsero un peso importante sul piano politico-religioso sotto la dominazione diretta di Roma. La lunga permanenza d’incarico di Sommo Sacerdote nella famiglia di Anna e del genero Caifa presuppone una certa collaborazione con le autorità politiche di Roma. Gesù durante il suo ministero non ebbe occasione di scontrarsi con il gruppo religioso dei Sadducei; ma quando si recò per l’ultima volta per la Pasqua a Gerusalemme essi certamente ebbero un ruolo decisivo nella soppressione violenta dello scomodo avversario. I Sadducei erano conservatori, non solo in politica ma anche in materia religiosa. In materia dottrinale riconoscevano come statuto fondamentale ed unico la “Torah”, la legge scritta consegnata da Mosè alla nazione. In contrapposizione ai Farisei rifiutavano la tradizione orale e qualsiasi novità in campo dottrinale per timore che le interpretazioni da parte dei farisei potessero compromettere i loro privilegi sacerdotali e i loro interessi politici.
I Farisei, al contrario dei Sadducei, ritenevano invece che a completamento della “Legge Scritta” esistesse anche la “Legge Orale”, rappresentata dagli innumerevoli precetti della tradizione miranti ad interpretare la legge in maniera più dinamica, nello sforzo di attualizzarla per la gente del loro tempo. In realtà, l’interpretazione farisaica della Legge di Mosè determinò alla fine un eccessivo rigorismo morale e un intransigente zelo religioso, soprattutto formale. Sul piano socio-politico mentre i Sadducei furono sempre schierati con l’aristocrazia e con il potere politico dominante, al contrario i Farisei si schierarono, se non dalla parte dei più umili, certamente dalla parte della piccola borghesia (artigiani, commercianti, piccoli imprenditori). Con l’andare degli anni, la classe sacerdotale dei Sadducei cadde in declino e nella vita religiosa ebraica accanto al Tempio cominciò ad acquistare sempre più importanza la Sinagoga. La crescente rivalità fra Sadducei e Farisei creò un bipolarismo: da una parte i Sadducei, ai quali restava il predominio del Tempio, dall’altra i Farisei che, da partito originariamente politico, divennero un gruppo religioso che operava nella Sinagoga. I Sadducei scomparvero definitivamente di scena con la distruzione del Tempio Gerusalemme nel 70 d.C., lasciando il posto ai Farisei che si riorganizzarono a Jamnia e finirono per estendere definitivamente il loro influsso su tutta la vita religiosa della Palestina. In quel tempo furono gettate le basi del diritto rabbinico. I Farisei contribuirono al rinnovamento del giudaismo e a preservarne l’identità. Da allora però ebbe inizio anche una discriminazione sempre più accentuata nei confronti dei cristiani. Questo determinò la frattura irreversibile fra il giudaismo e il nascente movimento cristiano. La loro dottrina in pratica s’identificò col “Giudaismo Ufficiale”. Sicuramente le loro elaborazioni dottrinali della Legge in materia di tradizione posero le basi del “Rabbinismo” che sarebbe stato a fondamento del moderno ebraismo.
I Vangeli descrivono i Farisei come persone ipocrite e maniaci del formalismo legale. Il riordino del giudaismo a Jamnia certamente non poteva non lasciare pro-fonde tracce nella redazione dei Vangeli. Per questo il fariseismo fu oggetto di giudizi molto severi e pesanti, soprattutto da parte degli evangelisti Matteo e Giovanni. Questa presentazione, anche se non completamente falsa, non riflette probabilmente con esattezza la loro immagine. Gli studi moderni hanno riabilitato in larga misura i farisei per il loro ruolo fondamentale nello sviluppo del giudaismo e per la loro profonda religiosità accentrata sulla spiritualità e sulla meditazione. È invece difficile ricostruire attraverso i Vangeli un quadro preciso del movimento religioso dei Sadducei all’interno del giudaismo ufficiale, poiché non ci sono pervenute testimonianze dirette. Come appare dal racconto degli evangelisti non furono i farisei i maggiori responsabili religiosi che decretarono la condanna a morte di Gesù. Sembra, infatti, alquanto probabile che tutta la storia della passione di Gesù si sia svolta in ambiente sadduceo.
 
 
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