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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



I° PARTE

GLI INIZI DEL CRISTIANESIMO

 
 
 
I.3.8 GESU’ - Personaggio storico
 
Un dato storico inconfutabile è quello dell’esistenza del movimento cristiano nella prima metà del I° secolo d.C. Erano queste le prime comunità cristiane, costituite dai convertiti dal giudaismo e dal paganesimo, che si richiamavano alle predicazioni di Giovanni, detto il Battista, e di Gesù di Nazarèt, un ebreo della Palestina, giustiziato intorno agli anni 30 d.C., venerato e proclamato come il “Messia” ebraico.
Un interrogativo che spesso si pone riguarda la possibilità di tracciare un’immagine storica di Gesù attraverso i Vangeli e i documenti storici del tempo. Non è possibile dare una risposta certa, almeno per tre ordini di motivi:
1°) è noto che Gesù personalmente non ha lasciato nulla di scritto, né tracce tangi-bili di se stesso. Ha lasciato solo un elemento impalpabile, apparentemente insignificante: la sua “Parola” affidata semplicemente ad un “normale” gruppo di persone, i suoi discepoli;
2°) in secondo luogo nessun evangelista si prefissò una stretta disposizione cronolo-gica per un’esatta posizione temporale della narrazione, né la catechesi della Chiesa primitiva si premurò di esporre una biografia di Gesù, nel senso che oggi si attribui-sce a tale termine.
3°) infine, la storiografia ufficiale del tempo, abbagliata e intenta a narrare i fulgori della Roma d’Augusto, ignorò quasi del tutto la figura storica di Gesù, considerato alla stregua di un rivoluzionario e un nemico dell’impero romano, e il mondo giudaico volle cancellare tutto quanto Gesù aveva fatto e detto, dottrina e i-stituzione.
Il carattere frammentario e l’uso ecclesiale, in certo senso anche popolare, del materiale evangelico comporta indubbiamente una certa riduzione di storicità, escludendo del tutto una ricostruzione della vita di Gesù nel senso storiografico moderno del termine. La natura stessa dei Vangeli, che nel complesso sono permeati della fede pasquale della comunità cristiana primitiva, pone un limite ad una verifica storica perché ogni dato evangelico è legato indissolubilmente alla fede dei testimoni che l’hanno trasmesso. Ma è anche vero che non si tratta di una frammentarietà così totale da impedire che i singoli “pezzi”, centrati su Gesù, siano insufficienti per delinearne aspetto e personalità, e a cogliere il senso che egli ha attribuito alla sua vita.
Anche se i primi evangelizzatori non nutrissero preoccupazioni di carattere propriamente storico o intenti storiografici, ciò non esclude che essi non fondassero la loro predicazione su fatti realmente accaduti. Questa considerazione attesta che i Vangeli non sono solo testimonianze di fede in Cristo, frutto della religiosità delle prime comunità cristiane. I Vangeli veicolano un messaggio e un insegnamento inserito in un preciso contesto storico, con testimonianze di fatti e di accadimenti inerenti la vita terrena di Gesù. Ne consegue che un’interpretazione adeguata e corretta della vita di Gesù deve mantenere sempre un rapporto costante e critico con la sua figura storica, prendendo atto che la proclamazione del suo messaggio spirituale è inscindibilmente unito con la sua esperienza terrena. Ciò appare evidente fin dai primi documenti più antichi del cristianesimo, come la prima lettera di S.Paolo ai Tessalonicesi scritta intorno all’anno 51 d.C., una ventina d’anni dopo la morte di Gesù, dove i dati storici su Gesù e il significato di salvezza attribuito alla sua morte, appaiono intimamente connessi «Dio ci ha destinati all’acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi» (1Ts 5,9-10).

Conclusione: La ricostruzione della vita di Gesù, riconoscibile attraverso la ricerca storico-critica, può fornirci solo un ritratto frammentario per la scarsità di fonti. E’ anche vero che un corretto approccio sulla figura di Gesù non può disgiungere il “Gesù testimoniato dalla storia” dal “Cristo proclamato dalla Fede”: il kerygma si basa necessariamente sulla realtà storica dell’evento pasquale.
 
 
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