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SCOPRIRE LA CONOSCENZA DI DIO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE
 



II° PARTE

IL COMPIMENTO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA


 
 
 
II.4.8 Giovanni
 
Autore del “Quarto Vangelo”, fu probabilmente Giovanni il figlio di Zebedeo, il discepolo prediletto di Gesù, spesso citato nei quattro Vangeli e che si identifiche-rebbe con Giovanni Apostolo, uno dei Dodici che seguì Gesù in tutto il suo ministero fino ai piedi della croce, dove ricevette in consegna sua madre. Lo stesso evangelista Giovanni s’identifica come il discepolo prediletto da Gesù e, al contrario degli altri tre Vangeli che non contengono alcuna descrizione diretta dei loro autori, egli suggella in più passi della narrazione l’autenticità del suo Vangelo nelle qualità di testimone oculare dei fatti raccontati. L’autore dichiara le sue intenzioni nel Cap. 20, 30: “Aiutare il lettore a credere che Gesù è il Messia e il Figlio di Dio”.
Giovanni scrive a distanza di circa sessanta anni dopo la morte di Gesù. La da-ta di composizione è incerta, dovrebbe collocarsi intorno agli anni 90-100 d.C. La lingua, un greco elementare, e lo stile denotano un’origine palesemente giudaica, anche se nel testo si trovano risonanze provenienti dalla cultura greca (basti pensare al “logos” del prologo). Difatti, secondo la tradizione, l’evangelista Giovanni avrebbe scritto il suo Vangelo ad Efeso, metropoli dell’Asia Minore, dove si era costituita una comunità cristiana. Nonostante la distanza che separa la redazione del Quarto Vangelo dal vissuto di Gesù, dalla narrazione emana un gran senso di veridicità e di autenticità. Dal rinvenimento di papiri egiziani del II° sec. che riportano testi di Giovanni, si dimostra che all’ epoca il vangelo di Giovanni era già diffuso nel medio Egitto. Altri ritrovamenti di manoscritti appartenenti alla comunità degli Esseni, rinvenuti a Qumran presso il Mar Morto, hanno dimostrato molte affinità letterarie con il linguaggio e lo stile letterario del Quarto Vangelo, come i dualismi “luce e tenebre”, “verità e menzogna”, “spirito e carne”.
L’opera, certamente maturata lungamente negli anni, è stata redatta da Gio-vanni nella vecchiaia, con il possibile apporto di qualche suo discepolo nella stesura definitiva. È ipotizzabile che Giovanni, avanti negli anni, di fronte alle minacce e-sterne cui andava incontro la comunità giudeo-cristiano, sia stato spinto dai suoi stessi discepoli a mettere per iscritto la parte essenziale della sua catechesi e che, alla fine dello scritto, coloro i quali lo assistevano nella redazione abbiano apposto a guisa di sigillo una dichiarazione finale d’autenticità: «Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera» (Gv. 21,24). Il capitolo 21, verosimilmente aggiunto da un secondo redattore in un periodo successivo alla sua morte, rende onore alla testimonianza del discepolo amato.
È noto che il Quarto Vangelo rappresenta un’opera complessa in cui è molto difficile scoprirvi un filo conduttore narrativo. Per questo motivo gli studiosi tentano da sempre di apportare chiarimenti al testo di Giovanni per spiegare il significato di alcuni pezzi che sembrano senza legame con il contesto. Neanche è da escludere l’ipotesi che l’opera originale abbia subìto aggiunte e ritocchi in epoche successive.
Con Giovanni si chiudeva l’era apostolica dei primi testimoni.
 
 
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| VOLUME 2 |